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523 film scelti tra una filmografia i cui confini sono da sempre oggetto di ampie e vivaci discussioni: 523 film classificati, raccontati e sezionati per tutti gli appassionati del western e non, con l’intento di tener viva la passione di chi già ama il genere e, perché no, di avvicinare altri che magari non lo conoscono così bene o hanno preconcetti su di esso.

Ma in quale modo si è arrivati a scegliere e stilare i film che abbiamo fatto rientrare nel genere spaghetti-western?

Naturalmente, come ogni classificazione, la nostra interpretazione è basata su criteri soggettivi che possono forse non essere condivisi da tutti ma che appaiono a noi i più pertinenti per la definizione del genere.

L’origine stessa del termine spaghetti-western, in realtà, non è stata ancora chiarita del tutto: alcuni sostengono che il neologismo sia stato inizialmente coniato da un critico statunitense con l’intenzione, in nome di una presunta superiorità artistica degli studios hollywoodiani, di denigrare un genere che rileggeva e reinterpretava in salsa europea la storia degli Stati Uniti d’America; altri invece identificano l’artefice del termine nel giornalista spagnolo Alfonso Sánchez, ma sempre con intenti e finalità spregiative; sia quella che sia la genesi dell’espressione, l’abbiamo preferita come identificativa del genere, pur consapevoli che altri sinonimi avrebbero potuto essere scelti: western all’italiana, eurowestern, tortilla-western, maccaroni western.

Già oltre vent’anni fa, cercando di elaborare il nucleo di un progetto infinito più volte rielaborato e posticipato che oggi finalmente trova vita, confrontandoci con uno dei maggiori conoscitori del western all’italiana, il regista Roger A. Fratter, ci rendemmo conto che trovare una sintesi che andasse a definire il genere era cosa tutt’altro che semplice: abbiamo escluso l’idea di attribuire l’accezione spaghetti ai film che in qualche modo avessero le caratteristiche che tipicamente vengono associate al genere come la violenza, il cinismo, l’immoralità in quanto avrebbe significato applicare criteri troppo soggettivi.

La prima cosa che si è scelto di fare dunque è stata quella di dare un inizio e una fine temporale al genere, pur consci che anche questa semplice identificazione può essere messa in discussione per mille motivi: per noi il genere vede le sue prime propaggini nel 1963 con la co-produzione ispano-statunitense, in qualche modo simbolica di una staffetta tra il Nuovo ed il Vecchio Continente, I fuorilegge della valle solitaria e si chiude simbolicamente nel 1995, con Trinità & Bambino… adesso tocca a noi di Enzo Barboni che per primo ha forse contribuito alla deriva del genere attraverso la sua demistificazione.

Un secondo tratto distintivo e indiscutibilmente oggettivo che si è utilizzato è verificare la presenza tra i Paesi produttori di uno Stato europeo.

La terza verifica che si è fatta è che il film avesse un doppiaggio in lingua italiana.

Utilizzando questi criteri, dai quasi 850 film western esaminati, ne sono stati esclusi più di trecento: i 77 film turchi innanzitutto che non sono mai stati editati in italiano (esclusione che ha riguardato anche Cowboy Kid di Guido Zurli che, per essendo coproduzione italiana, non è mai stato doppiato); gli 89 film che, pur avendo alcuni richiami al genere, non potevano essere catalogati come western (dagli Zorro agli Zanna Bianca, dai peplum con venature western agli avventurosi); le 60 pellicole che rispettavano tutti i requisiti sull’origine e il periodo ma che non sono mai stati doppiati in italiano (dai film tedeschi dei primi anni 60 ad alcuni tarde produzioni spagnole); i 44 film western con gli stilemi del genere ma senza la presenza di una produzione europea; i 28 film comici e parodistici (su tutti Franco e Ciccio) e infine i 23 film prodotti prima del 1963 o successivamente al 1995.

Quelle che rimangono sono le nostre 523 once di piombo.